Herbert Horne
Architetto e Designer
Herbert Percy Horne nacque nel 1864 a Londra, dove si formò come architetto, frequentando gli artisti e gli intellettuali di maggiore spicco del tempo, da George Bernard Shaw a Oscar Wilde, da John Ruskin a Dante Gabriel Rossetti.
Sin da giovane, Horne manifestò le sue spiccate doti letterarie ed artistiche, progettando stoffe e carte da parati, impegnandosi nell’arte tipografica ed emergendo parallelamente come poeta e critico d’arte.
Tra il 1882 e il 1889 Horne collaborò con lo Studio di architettura di Arthur Heygate Mackmurdo, manifestando nei suoi progetti un forte interesse nei confronti della tradizione italiana e rinascimentale, ammirata soprattutto per l’armonia e le rigorose proporzioni tra le parti.
Horne e l’Italia
Il primo viaggio in Italia, compiuto tra settembre e ottobre del 1889, provocò in Horne emozioni tali da portarlo ad allontanarsi sempre più dal clima mondano di Londra fino a decidere, nel 1905, di trasferirsi stabilmente a Firenze, eleggendo la città come sua seconda patria.
Entrato in contatto con la colonia di intellettuali stranieri presenti nel capoluogo toscano, si dedicò completamente allo studio della cultura figurativa rinascimentale, affermandosi rapidamente come riservato studioso d’arte italiana e raffinato collezionista. Tra i suoi numerosi saggi occupa un ruolo importante la monografia su Sandro Botticelli, pubblicata nel 1908 ed ancora oggi un testo di riferimento per la sua ricchezza documentaria.
La sua ampia preparazione culturale, unita a un raffinato gusto da esteta, lo portò a collezionare dipinti e oggetti d’arte, pur non disponendo, almeno inizialmente, di una vasta rendita. Per ovviare alle scarse risorse finanziare, Horne intraprese un’attività di consulente d’arte, instaurando proficui rapporti con il mercato artistico europeo ed americano.
Vivere nel Rinascimento
Nel 1911 Horne acquistò l’antico Palazzo Corsi in via de’ Benci e progettò un accurato intervento di restauro con l’intento di ricreare, attraverso l’esposizione della propria raccolta, l’atmosfera e gli ambienti di una dimora del Rinascimento.
Il 12 aprile 1916 Horne dettò le proprie volontà, stabilendo che il suo palazzo e la sua raccolta d’arte venissero donati allo Stato Italiano e che venisse istituita una Fondazione e un Museo a lui dedicati. Due giorni dopo la stesura del testamento, un violento attacco di tubercolosi stroncò la giovane vita dello studioso inglese, impedendogli di completare l’allestimento della sua preziosa collezione nel palazzo.
Palazzo Corsi
La storia
Il Palazzo Corsi, sede del Museo Horne dal 1921, sorge su un antico fabbricato trecentesco di proprietà della famiglia Alberti, posto tra due antiche strade del quartiere di Santa Croce, via de’ Benci e corso de’ Tintori, in prossimità dell’antico ponte alle Grazie.
L’edificio deve il suo aspetto attuale all’intervento di ristrutturazione ed ampliamento commissionato, tra il 1495 e il 1502, dai fratelli Luigi e Simone Corsi a Simone del Pollaiolo detto il Cronaca.
Proprietà dei Corsi per più di tre secoli, il palazzo passò nel 1812 alla famiglia Nencini, ai Fossi e nel 1896 alla famiglia Burgisser, che lo vendette a Herbert Horne nel 1911.
L’architettura
Il palagetto rinascimentale richiama gli esempi delle nobili dimore del Quattrocento, pur presentandosi in una versione semplificata, che simboleggia lo status sociale dei suoi abitanti, una famiglia benestante di mercanti iscritti all’Arte della Seta. L’edificio si distingue per l’alta qualità dei suoi prospetti, dalle studiate proporzioni dei suoi volumi interni, dall’attenta distribuzione degli ambienti e dall’eccezionale ricchezza delle decorazioni in pietra serena.
Sulla facciata, l’intonaco levigato si combina con il bugnato in pietra forte, che incornicia a raggiera le finestre e riveste la cantonata. L’interno si articola intorno allo spazio del cortile decorato da fasce pittoriche a graffito e porticato su un lato. Gli spazi abitativi si sviluppano su tre piani, collegati da uno scalone in pietra con ballatoi aperti. Completano la struttura una loggia coperta posta al livello del tetto e un sistema di cantine areate nel sottosuolo.
Il restauro Horne
Herbert Horne, avvalendosi delle sue competenze di architetto e storico, eseguì, tra il 1912 e 1914, un impegnativo intervento di restauro dell’edificio, con l’ausilio dell’ingegner Luigi Campani, eliminando le sovrastrutture aggiunte nei secoli, ripristinando nel suo complesso la struttura rinascimentale secondo criteri filologici e conservativi assai innovativi.
In questo rigoroso lavoro di ripristino, lo studioso inglese si avvalse della collaborazione di artigiani qualificati, degni continuatori della tradizione artistica fiorentina del passato.
Da casa a museo
Una dimora del Rinascimento
Il Museo Horne, aperto per la prima volta al pubblico nel 1921, si presenta ancora oggi, secondo le intenzioni del suo fondatore, come una casa-museo in cui capolavori d’arte sono presentati insieme a testimonianze della vita quotidiana, così da restituire l’atmosfera e l’aspetto di una dimora del Rinascimento.
Tra le opere di eccezionale pregio e bellezza, si ricordano la tavola di Giotto raffigurante Santo Stefano, un trittico con i Santi Leonardo, Caterina e Margherita di Pietro Lorenzetti, la Deposizione dalla Croce di Benozzo Gozzoli, il San Girolamo penitente di Piero di Cosimo ed ancora opere di Simone Martini, Masaccio, Filippo Lippi, Filippino Lippi, Domenico Beccafumi, Bartolomeo Ammannati e Giambologna.
Di non minore importanza si rivelano i pregiati mobili antichi, la raccolta di ceramiche, medaglie e sigilli, la serie di oggetti d’uso, dai coltelli e forchette del XV secolo agli strumenti scientifici, raccolti da Herbert Horne con la volontà di documentare la vita quotidiana nel Rinascimento.
Di notevole interesse è, inoltre, il fondo di oltre mille disegni e stampe antiche con opere di Raffaello, Bernini, Durer, Rubens, Tiepolo, Constable. A questi si aggiunge una ricca biblioteca che conserva circa cinquemila volumi, tra cui codici miniati, incunaboli e cinquecentine.
Al di là del valore dei singoli oggetti, il fascino del museo consiste nell’armonico accostamento delle opere d’arte inserite nella splendida cornice di un palazzo del Cinquecento.
Archivio
Il fondo archivistico
La Fondazione Horne possiede un archivio, che comprende documenti, pergamene, codici, oltre alle carte personali dello studioso e agli spogli di filze antiche, frutto delle sue meticolose e accurate ricerche negli archivi e nelle biblioteche fiorentine.
Il materiale archivistico è stato diviso in tre sezioni.
Prima sezione
Nella prima si contengono pergamene (brevi papali, bolle, atti notarili) risalenti ai secoli XIII-XVII, centoquattordici manoscritti, fra cui l’archivio completo dell’Università dei Tintori di Sant’Onofrio (1338-inizi sec. XIX), e due volumi di copialettere della granduchessa Bianca Cappello, moglie di Francesco I de’ Medici.
Seconda sezione
La seconda sezione comprende gli spogli di documenti dell’erudito fiorentino Giovanni Baroni (1824-1909). Si tratta di ventiquattro grandi filze e volumi, per un totale di oltre settemila fogli, riguardanti notizie storiche su chiese, conventi, compagnie religiose, ospedali, palazzi, famiglie, strade di Firenze.
Terza sezione
Nella terza sezione sono confluiti gli spogli archivistici di Herbert Horne e le sue carte personali, un insieme di quasi quattordicimila fogli, che comprende diari e carteggi, poesie, taccuini di viaggio e un cospicuo gruppo di fatture, mandati di pagamento e ricevute di acquisto, che ci consentono di verificare i movimenti di gran parte degli oggetti d’arte, libri e manoscritti entrati a far parte della collezione.
Biblioteca
Il patrimonio librario
Il ricco patrimonio librario della Fondazione Horne è raccolto in una sala al secondo piano del Palazzo Corsi, adibita dallo stesso Horne a sua biblioteca di studio.
Sugli scaffali della libreria, progettata personalmente dallo studioso inglese, trovano spazio circa cinquemila volumi, tra cui opuscoli, monografie, periodici e la preziosa collezione di incunaboli e cinquecentine. Alla raccolta delle pubblicazioni a stampa si aggiungono oltre cento manoscritti, alcuni dei quali miniati.
Il nucleo principale della biblioteca è formato da volumi, acquistati da Horne nella natia Inghilterra, che rispecchiano i valori culturali, che influenzarono la sua formazione di letterato e storico dell’arte. Le acquisizioni successive seguono l’evolversi dei suoi interessi e il suo legame sempre più stretto con Firenze e l’Italia.
La raccolta annovera edizioni antiche e moderne di elevato pregio e rarità, il cui valore è, in molti esemplari, aumentato dalla presenza di ex libris, di appunti dei precedenti possessori o di dediche autografe indirizzate ad Horne da personalità di spicco nel panorama culturale dell’epoca.
Si segnalano, inoltre, diverse pubblicazioni, in cui Horne figura come autore o traduttore ed altrettante, di cui lo studioso inglese curò la veste grafica, ideando caratteri, capilettera e decorazioni da accostare agli scritti.
La biblioteca compare nell’elenco OPAC delle biblioteche di Firenze